martedì 7 ottobre 2014

#notturnooccasionale Lo Zen e l'Arte di andare a fncl

Leva le vocali e la gente impazzirà. Leva le vocali e partirà una caccia al senso, una ricerca forsennata, un'esegesi profonda e spudorata dei significati occulti.

Notte. Notte vuol dire un mucchio di cose. Notte vuol dire buio, stelle, rumori, solitudine, lampioni, lavori ignorati, vuol dire ricevere il livido battesimo di un monitor e un televisore lontano con il volume regolato al minimo, leggere il labiale, studiare i sottotitoli, intravedere un'ombra, restare un attimo con la mano sospesa a pochi centimetri dall'interruttore che potrebbe ferire l'oscurità con un fascio di luce improvvisa, vuol dire mettersi l'anima in pace o finire sotto un treno di pensieri, notte significa attesa, lo sguardo al soffitto la mente al domani, notte vuol dire sudore e sesso, memorie che affiorano senza riguardo per il momento, memorie che zavorrano il cuore e puntano spilli che ti fanno tenere gli occhi sbarrati anche se non vedi un cazzo.

Occasionale. Occasionale, nell'accezione di non consueto, maldistribuito nel tempo, senza regolarità, con scadenze approssimative e nessun piano. Oppure legato a un'occasione, sapete, una data o una ricorrenza, quello specifico giorno che nella giostra tutta umana del tempo rassicura perché dà l'impressione di qualcosa che torna. E invece, signore e signori, non torna un bel niente. La ciclicità è un'illusione. I bei percorsi ad anello che chiamiamo minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni non si ripetono. A martedì, diciamo. Prossima settimana. Coordinate che sono come una carezza e ti riempiono dell'assurda serenità di avere sempre un altro punto nel tuo giro in giro, un'altra chance. Questo martedì non si ripete. Questo minuto neppure. Il tempo è una linea retta che sembra tracciare un solco tra noi e l'eternità. Lungo questo solco facciamo copie di copie di copie di cose che conosciamo, così tutto appare più gestibile e fuggiamo la minaccia.

Senza osservare schemi digitali penso che questa serie di post, questo ricettacolo di risatine, ovvietà e tentativi sta per compiere un anno.
Buon compleanno, Blogger Occasionale.

Certe volte le persone si spezzano, si interrompono. Arrivano fino a un certo punto e poi... Stop. I meccanismi dentro cessano ogni movimento. Inizia un percorso involutivo. Ci si avviluppa come serpi ciascuno su se stesso, stasi irremovibile. E poi, lentamente, dolorosamente... il cammino riprende. Senza dover additare tragedie e senza nascondersi dietro il paravento di chissà che cosa. Succede. Perché siamo pieni di nodi. Alcuni li possiamo sciogliere da soli, altri ci aiutano a districarli, altri ancora restano sino a che non adottiamo lo stile di Alessandro e facciamo qualcosa di inatteso, senza cercare di capire come si siano formati, senza indagare il groviglio, ma tagliandoli di netto.
Magari è capitato anche a me. E lentamente, dolorosamente riprendo il cammino.

Notte. Notte vuol dire né oggi né domani, notte vuol dire adesso. Qui. Ora. Presente.

Riagguantare con un colpo di reni quel fuggente hic et nunc che troppo spesso ignoro. Vivere. La vita -sembra qualcosa che ti deve capitare tra un po'. Qualcosa che se ne sta buona buona ad aspettare che tu sia pronto. Non è così. La vita è ora. Se perdi tempo, se tentenni, se guardi altrove va per la sua strada. Ti trascina e ti lasci trascinare. Guardi indietro, di fianco, sotto, mai davanti.
Riprendi a guardare davanti. Ficca lo sguardo come un pugnale in quel solco, seguine il profilo netto e abbraccia l'orizzonte.
Respira.
Non è la fine del mondo.
Tieni gli occhi aperti e riprendi il controllo dei pensieri slegati, delle attese infruttuose, dei progetti fatti d'aria, delle bugie e delle prove ancora da superare. Cresci. Non come un frutto o un albero, ma come uomo. Vedi in controluce la filigrana, l'esile filo di esperienze che fa di te ciò che sei.
Incontra il tuo sguardo nello specchio. Impara ad accettare che ogni tanto si sbaglia e si tirano i remi in barca, ma poi si ricomincia daccapo.

Buon compleanno, Blogger Occasionale. Che sia ora o tra un mese.

E buona notte, ora, a chi incrocia queste righe per sbaglio o per nostalgia, o per mille altri motivi. Il viaggio è ancora lungo.
Che sia un viaggio buono. Che sia un viaggio di strepiti e risate, tutto pienezza e coraggio. Che non sia l'attesa della prossima tappa, ma il gusto di questa.
Che sia essere nel momento dalla punta dei piedi ai capelli.
Che sia vero.
Che sia unico.
Che semplicemente sia.



giovedì 31 luglio 2014

Lo Spettatore Occasionale VS Rocky Horror Live

Ehilà, gente del web.

Il Blogger Occasionale, per dar prova di coerenza e di effettiva occasionalità, è scomparso da un po', tuttavia ora è ritornato e si accinge a parlarvi di quanto esposto nel titolo.

Con didascalia!


Rocky Horror Live.
Grugliasco.
Gru Village.
26 luglio.

La compagnia Live Theatre allestisce lo storico musical di O'brien in una serata di luglio che sembra una serata di novembre, e a tutti gli interpreti va la mia più viva e vibrante stima per una messa in scena che, incurante del clima freddo e ostile, li ha visti (s)vestire i panni della banda di Frank-N-Furter.

L'ultima volta che vidi il Rocky correva l'anno 2003, mi stavo per laureare, la cornice era il Teatro Colosseo di Torino e fu un vero e proprio delirio. DE-LI-RIO. Compagnia eccellente, pubblico partecipativo, la sensazione di qualcosa che stava per finire (Università, Rocky all'ultimo allestimento e poi ciao, il lavoro che non si trova... #cazzatecomelavita).
Quando scopro che quest'anno degli sconsiderati decidono di allestire IL musical a Torino, che suonano dal vivo, che insieme agli attori e ai musicisti ci sarà anche un corpo di ballo... beh, TicketOne ha immediatamente otto biglietti in meno per l'evento.

Si va, con fidanzata, amici e parenti.

L'inizio è epico. Science Fiction Double Feature ha un arrangiamento rock pompatissimo e un interprete eccellente (Guido Block). Il narratore (Dario Di Stano) introduce la storia, così come deve fare e ti fa sentire subito il clima dello spettacolo, Brad (Diego Razionale) consegna l'anello di fidanzamento a Janet (Giada Panato), BOOM, gomma a terra, Riff Raff (Roberto Di Stano) e poi succede questo.



Che altro dire? La qualità del video non è ottima, l'allestimento è di qualche mese fa a Milano, ma sono maledettamente bravi e la gente impazzisce. Davanti a me partono le danze (e ci sono anche madre, padre e ragazzino coinvolti), la musica trascina tutti dentro e senti quella magia unica, folle, osmotica che coinvolge attori e pubblico in quel divertimento totale che è il Rocky.

Quando credi di aver visto il punto più alto della rappresentazione, ecco che entra Frank (Lorenzo Fusoni). Frank indossa il cinematografico mantello nero, l'attore che lo interpreta ha una gran voce e Sweet Transvestite è sempre Sweet Transvestite, chettelodicoaffare?
Magnifica interpretazione, magnifico accompagnamento musicale, ottimi comprimari.
Ripassiamo questo pezzo insieme, nella versione di quel mattacchione di Tim Curry:



Ci siamo. Lo spettacolo decolla e decolliamo tutti. La partecipazione del pubblico è generosa, un po' impacciata a volte e ogni tanto fuori sincrono. Gli attori ci scherzano su e si creano gag tra palco e platea.
Le canzoni si susseguono, si sacrificano un po' i tempi e a volte ho l'impressione che si corra troppo, ma chissene, lo show è strepitoso, funziona e tra guanti che vengono tirati e schioccano, carte che volteggiano, giornali in testa è un tripudio di risate, canzoni, balli e condivisione.

Primo atto, secondo atto, il tempo vola... Si giunge a Floor Show che nemmeno te ne accorgi. Abbiamo vissuto questo viaggio, tutti insieme, e ora sta per andare in scena l'addio a Frank. Ti si cacciano in testa un mucchio di pensieri, tipo quanto sia scemo dividere le persone in categorie, a quanto sarebbe bello raccogliere l'eredità di questo matto musical che urla dal palco da quarant'anni che c'è posto per tutti e che è stupido e violento voler mettere a tutti i costi etichette all'amore, alla trasgressione, al buon gusto. La diversità è ricchezza. 

E con il reprise di Double Feature le luci si spengono e gli applausi esplodono per ogni passerella, dal batterista (Massimo De Cario) a Eddie (Michael Omassi), dai ballerini a Rocky (Alessandro Fiorani), su su fino a Frank-N-Furter, che infine presenta uno a uno coloro i quali hanno reso lo spettacolo possibile.
Li metto anche io:

Lorenzo Fusoni (Frank’n’Furter), Diego Razionale (Brad Majors), Giada Panato (Janet Weiss), Dario Di Stano (Criminologo), Valentina La Notte (Columbia), Rossella La Notte (Magenta), Roberto Di Stano (Riff Raff), Alessandro Fiorani (Rocky), Diego Sala (Professor Everet Scott) [UUUUHHH], Michael Omassi (Eddie), Guido Block (Usherette). Corpo di Ballo & Transylvani: Emanuele Arena, Francesca D'Oronzio, Francesca Guiotto, Simona Modica, Chiara Starvaggi, Laura Stefani. Orchestra (THE FORBIDDEN PLANET): Pietro Ubaldi (tastiere), Matteo De Buglio (chitarre), Marco Ponta (chitarre), Antonio Botti (basso), Massimo De Cario (batteria) Coreografie: Comasia Palazzo Regia: Lorenzo Fusoni

E poi, come un direttore d'orchestra, Lorenzo Fusoni fa cenno alla folla di mettersi in piedi.
Ci mettiamo in piedi.
Time Warp.
Tutti insieme, un rito.

Anche voi, dai, non fate i timidi.


Serata memorabile. Uno dei più riusciti allestimenti che abbia mai visto.
Se dovessero passare dalle vostre parti, questi di Live Theatre, andate a vederli.
È un ordine dello Spettatore Occasionale.

Don't dream it, BE IT!



Alla prossima!


venerdì 13 giugno 2014

Michael Palin, Londra, #cazzatecomelavita, tre, una biro che non c'è


Vi è mai capitato di chiedere a qualcuno: Ti è mai capitato di [inserire oggetto dell'indagine qui]?
Tipo: Ti è mai capitato di incontrare Michael Palin in un aeroporto di Londra e di chiedergli un autografo?

Antefatto

Mi trovo a Londra. Ho diciannove anni e sono un coglione. Voglio dire, chi non lo è a diciannove anni? Almeno un pochino? Conseguita la maturità, prendo e parto con il mio fraterno amico di cui ho già scritto altrove. L'idea era quella di fare un'esperienza all'estero, arrabattandosi con lavoretti occasionali e contestualmente affinando la conoscenza della lingua (zoppicante all'epoca). Partiamo nell'autunno del '97, mi sembra da Milano, arriviamo a Heathrow e ci accoglie una metropoli vestita di luci e di notte, con i suoi taxi neri panciuti, con il caos per le strade, le insegne, i teatri, i double decker e tutta quella roba britannica lì.
Magari approfondirò le esperienze di quel fantastico soggiorno con altre escursioni in territorio CCLV.
Comunque, quello di cui vi voglio parlare oggi è: il viaggio di ritorno.

Il viaggio di ritorno

Il viaggio di ritorno nella primavera dell'anno successivo. O forse era febbraio. Non mi ricordo. In ogni caso, saluto tutti i pazzi scriteriati con i quali ho condiviso alloggio, lavoro, gozzoviglie, serate a guardare cortometraggi sulla BBC facendo girare uno spin...ONE, uno spinone, chi non ha mai fatto girare uno spinone a diciannove anni? Magnifici cani, gli spinoni.

Che giravolte che ci siamo fatti, 'acci tua!
In ogni caso, la sera prima della partenza facciamo festa, ci facciamo qualche pinta, attendo tutti gli abitanti della casa di ritorno dal lavoro, abbracci, lacrime, birra a fiumi... e la mattina dopo la sveglia non suona (o più probabilmente CHI DIAVOLO L'HA MESSA LA SVEGLIA?). Inizia una corsa forsennata da King's Cross, mia residenza londinese, a Elephant and Castle, fermata della metro dove devo scendere per prendere un treno che mi porti a Gatwick. A Gatwick dovrei prendere un velivolo diretto in Italia. Mi dicono sia piuttosto raro che un aereo attenda un passeggero in ritardo, ergo CORRO. Come se non ci fosse un domani, come se avessi Satana alle spalle. Mi fiondo sulla metro, con bagagli e quant'altro, dalla metro (mind the gap) balzo agilmente sul trenino e via, la strada ferrata si lascia alle spalle la città e mi conduce all'aeroporto.
A Gatwick mi trascino per ampie sale con valigie e un sonno non indifferente, cerco il simbolo della compagnia, faccio il check-in, mi assicurano che sono ancora in tempo, la simpatica tipa con cui parlo mi chiede in italiano: Corridoio o finestrino? E io scelgo finestrino.
Così, finalmente, mi siedo e il cuore riprende a battere a un ritmo normale.
Mentre sono lì in attesa che chiamino il mio volo, vedo un tizio che parla con un addetto alle informazioni. Il tizio ha un volto noto. Non quello delle informazioni; quello delle informazioni ride, l'altro gli parla e quello ride, ride, ride. E io mi dico: ma dove l'ho già visto quello?
E poi, improvvisamente, l'epifania.

La copertina era diversa, ma non la trovo sul web. Oh, siete pignoli, eh?
Traggo dalla valigia la VHS del Flying Circus con il Parrot Sketch e sì, è lui, è l'interprete della Lumberjack Song. Michael Palin. Il tizio che induce il dipendente di Gatwick a ridere a crepapelle è uno dei Monty Python, i Monty Python sono un pezzo della mia adolescenza (e anche del dopo, ma a quel tempo che ne so? ho diciannove anni, giro gli spinoni e sono un coglione!). La VHS del Flying Circus è uno dei regali per gli amici che ritroverò in patria. Così, balzo in piedi. Ho la videocassetta stretta al petto. Tentenno fino a Michael Palin.

Che momenti.


-Excuse me? -gli dico.
Lui mi guarda e sorride. Io mi paralizzo. Non so che dire. Muovo lentamente le mani in avanti, portando alla sua attenzione la VHS. Gli chiedo qualcosa tipo se è proprio lui.
-Yes -dice.
Sono felice. Ho diciannove anni, sono un coglione, gli spinoni, Londra, gli amici, le sterline, il ritardo, l'aereo, ciò che mi sono lasciato alle spalle, ciò che mi attende in futuro, tutto si congela e sono felice.
Gli chiedo se mi può fare un autografo. Acconsente di buon grado.
Non ho la penna.
Gli dico Ok, un secondo, prendo una penna. In sottofondo si sente un messaggio diffuso dagli altoparlanti, ma io ci presto attenzione, secondo voi? Figurarsi.
Corro verso i miei bagagli, rovisto, trovo una penna, mi cade, la raccolgo, mi volto, quanto tempo è passato -cento anni, duecento, un minuto? Michael Palin è dentro un ascensore con una tipa giovane, carina e molto alta. Corro, di nuovo, verso l'ascensore, con la mia VHS e la penna. A pochi passi dalle porte scorrevoli accade l'irreparabile. Si chiudono. Così, davanti a me.  
Vaffanculo, porte scorrevoli.
Lui, Michael Palin, da dentro l'ascensore mi guarda con un'espressione dispiaciuta, inclina la testa di lato e fa spallucce. L'ascensore si allontana. Che poi non era proprio un ascensore, era un trasporto per raggiungere il gate.
Lo guardo allontanarsi oltre i vetri .
Resto lì, con la mia VHS, la mia penna, e la mia faccia da pirla, la faccia di un bambino al quale hanno appena detto che Babbo Natale non esiste.
Torno a sedere. Rimetto le cose nella valigia.

Per un po' resto contrariato. Voglio dire, ero a un passo. Un passo, accidenti. Però a ripensarci è stata una bella occasione. Ho incontrato uno degli idoli della mia adolescenza (ehm) e abbiamo scambiato qualche parola. Ho avuto modo di vedere che è una persona piacevole, disponibile, che è ancora apprezzato...

Quando sono giù, i Monty Python continuano a essere un buon rimedio. Ne ho scritto pochi giorni fa su Week News Life, si riuniranno per una serie di spettacoli a Londra a luglio. Andrò con alcuni amici a vedere la diretta streaming dell'evento in uno dei cinema della Nexo Digital (credo a Torino). E mentre assisterò allo spettacolo di questi vecchietti geniali, penserò ai miei giorni londinesi, a un pezzo di vita passata che mi è rimasta dentro, a un mattino in aeroporto e a un incontro fortuito che vale forse più di mille scarabocchi su un foglio. 


martedì 3 giugno 2014

True Detective: per lo Spettatore Occasionale è ROBA GROSSA

Quando Di Caprio ha perso l'Oscar (perché siamo umani, e quindi non è che semplicemente non ha vinto, è che HA PROPRIO PERSO, checcazzo) è successo tutto un sommovimento di robe su internet, tutto un proliferare di simpatici sberleffi al biondino. Tipo questo qua:

 


Ah aha ha ah ah ah aha ahaaahahhaa. 
Matte risate, nevvero? 
In ogni caso, a vincere è stato Matthew McConaughey con Dallas Buyers Club. Sarà stato bravo in questo film? Sarà stato più bravo di Leo? Sarà stata una statuetta meritata? 
Io penso che Di Caprio sia un buon attore. Sul serio. Però Matt è un altro pianeta. Ma proprio un altro pianeta lontano lontano lontano, roba che nemmeno Star Wars era così lontano (nello spazio e nel tempo). Se non mi credete dovete guardare True Detective.

 

True Detective è una serie ideata da un genio di nome Nic Pizzolatto, prodotta dall'americana HBO, iniziata il 12 gennaio scorso e terminata il 9 maggio. Otto puntate che seguono, in un arco temporale di diciassette anni, le indagini di due sbirri (poliziotti non rende) alle prese con una serie di delitti rituali attribuiti a un unico serial killer. Matt interpreta uno dei due detective, Rust Cohle. Il suo partner è Woody Motherfucking Harrelson. Non conoscevate questa serie? Siete quelli che La TV fa schifo? Bravi, continuate così, otto più.

Che dire di un tale capolavoro? Innanzitutto questo: affidare gli otto episodi a un solo regista è stata una scelta illuminata. Non parlo solo di continuità dello sguardo, di scelte estetiche coerenti e mai banali, ma di unità di stile. Sommiamo a questo una fotografia eccellente, location azzeccate, un plot che ha echi de Il silenzio degli innocenti, per certi versi Angel Heart e un certo cinema di genere thriller di grande qualità e otteniamo una base eccellente. E lasciatemi dire che Cary Fukunaga non solo ha i numeri, ma sentiremo parlare di lui in futuro. Perché un regista che allestisce un piano sequenza di 6 minuti (ripeto SEI MINUTI) al termine della puntata di mid season (1x04) e che tale piano sequenza segue un assedio in un quartiere di spacciatori con sparatorie, fughe, spostamenti da una casetta all'altra senza una sbavatura una (ripeto SENZA UNA SBAVATURA CHE SIA UNA) è un Regista con la R maiuscola e forse pure con la E, la G, la I e la STA maiuscola. 'Sta mazza, gente, anche solo quella scena, estrapolata dal contesto narrativo, è un capolavoro a se stante. È Cinema in TV. Cinema di qualità, cinema di grande tecnica, cinema PUNTO.

Vedi alla voce ATTORI DELLA STRAMDNN


Il cast è impeccabile. Woody e Matthew offrono il meglio del loro meglio. Ci sono (se ben ricordo) tre segmenti narrativi distribuiti nell'arco di 17 anni; abbiamo quindi i personaggi introdotti nel momento finale della storia, con una serie di incontri con altri agenti durante i quali ripercorrono le tappe della loro vecchia indagine. Un secondo momento li vede nella rievocazione della prima fase del loro lavoro insieme. Infine abbiamo una stagione di mezzo, durante la quale il rapporto tra i due si incrina sino a spezzarsi (no spoiler, tranquilli, viene detto praticamente da subito). L'evoluzione dei personaggi è resa in maniera magistrale dal dinamico duo sunnominato. Ed è Matt che sfodera l'interpretazione definitiva, capace nella puntata conclusiva di mostrare una trasformazione radicale del personaggio senza scadere in facili eccessi e senza servirsi di fastidiosi cliché, ma riuscendo a innestare il cambiamento nella dinamica del personaggio, rendendo il tutto naturale e credibile. Non è poco. Sticazzi.

"E dovevate vedere la sua faccia quando hanno letto il mio nome e non il suo alla Notte degli Oscar... Ffffffffuuuuui, com'era incazzato!"

Insomma, non intendo aggiungere altri dettagli (ok, solo questi: Serial Killer a sfondo satanico, The King in Yellow, Ligotti, Pezzi Grossi invischiati, una Lousiana da incubo), perché scoprire episodio dopo episodio che cosa abbia da mostrare TD è un piacere. Lascio a voi il gusto di percorrere le strade che percorreranno i nostri compari. Immergetevi in una serie come ce ne sono davvero poche. E, se vi va, parliamone nei commenti! Mi piacerebbe moltissimo discutere con voi dell'ultimo scambio di TD, un dialogo che ho trovato catartico, eccezionale, una chiosa carica di speranza e priva di retorica. 

Insomma, guardate True Detective, non ve ne pentirete. Parola dello Spettatore Occasionale!

lunedì 26 maggio 2014

#Cazzatecomelavita 2: Il misterioso mistero del portafogli scomparso

Un paio di settimane fa mi trovavo a Finale Ligure con la la mia ragazza e il nostro cane (che di nome fa Giove). Allego foto di quest'ultimo.

No, non sto dormendo. Sto solo riposando solo gli occhi.

Non so se avete presente come funziona la faccenda, ma se sei al mare in Liguria e hai un cane o non vai proprio in spiaggia (causa multa), oppure cerchi un'area attrezzata. Area attrezzata che, ovviamente, non è gratuita, ma costa (vado a memoria) 3 € per l'ingresso del cane, a cui devi sommare il costo di sdraio e ombrellone (6 € per sdraio) oppure lettino e ombrellone (8 € per lettino). Ricapitolando: siamo in giro per Finale, ultimo giorno del nostro soggiorno, primo giorno soleggiato, decidiamo di andare nella spiaggia attrezzata per i cani e investiamo 15 € per la sistemazione.

Giove è molto lieto della faccenda: stringe amicizia con dei bambini, cerca di giocare con altri cani, si incuriosisce per la schiuma prodotta dalle onde sul bagnasciuga, tutto bellissimo. Il sole va e viene. C'è un vento allucinante. Leggo Infinite Jest di Wallace, comprato il giorno prima in una libreria del posto.
Romanzo eccezionale, detto tra noi.
Comunque, tutto fighissimo, prendiamo il sole, cazzeggiamo, pranziamo con amici, ci concediamo ancora un paio d'ore di sole dopo pranzo, poi si va via.

Facciamo due passi in centro, la mia ragazza vede qualcosa che le piace in un negozio (perché le donne vedono SEMPRE qualcosa che piace loro in un negozio, e potete scommettere che il negozio in questione non è una ferramenta né un negozio di elettronica), che faccio -lo prendo o non lo prendo? 
Lo prendo.
Dov'è il tuo portafoglio?
Esatto: Dov'è il mio portafoglio?

Segue panico.

Orco boia! (cit.)
La seccatura più grande quando smarrisci il portafogli è l'ansia che ti assale al pensiero che tutta la malavita europea ora abbia in mano la tua identità e il tuo conto corrente bancario. Voglio dire, non sono Rupert Murdoch, e non vado in giro con informazioni militari riservate o robe del genere... cazzo mi possono rubare? Però quello è il pensiero. Quello, e la prospettiva di dover fare denuncia di smarrimento.
Documenti, soldi, bancomat, tessera del supermercato, badge del lavoro... La prospettiva della denuncia di smarrimento atterrisce... Ripercorriamo i nostri passi. L'avrò lasciato nel locale dove abbiamo pranzato? L'avrò perso in spiaggia? Mi sarà scivolato per terra durante la passeggiata pomeridiana?
La situazione si complica.
Decido di correre sino alla spiaggia attrezzata, la mia ragazza e Giove restano indietro, mi dicono Vai e torna vincitore. Corro, arrivo alla spiaggia e solo in quel momento mi ricordo di aver lasciato a casa (a Finale) il telefonino in carica. Quindi sono senza portafogli e senza cellulare. E senza chiavi di casa. Un uomo perduto. Un uomo senza identità, senza collegamenti con il mondo civile, un reietto, un paria, un signor nessuno.

Corro in modo scomposto sulla sabbia, raggiungo la sdraio che occupavo e lì, in piedi, mi attende un tizio.
Stai cercando il portafoglio?, mi fa. Il ragazzo qua -indica una sdraio vuota, una ragazza in piedi, un bambino e un pastore tedesco -l'ha trovato e l'ha portato alla Caserma della Guardia di Finanza.

Il sollievo. Il sollievo frammisto allo stupore, il tutto annaffiato dallo smarrimento e dalla perdita di tutte quelle artificiali certezze secondo le quali -per farla breve -HOMO HOMINI LUPUS.
Homo Homini Lupus il cazzo, dico io.
Con le scarse forze residue di un trentaseienne sovrappeso corro verso la caserma della GdV (ubicata esattamente DIETRO la spiaggia attrezzata per i cani) e lì, finalmente, incontro il mio benefattore.
I militari tessono le lodi di costui, e ne hanno ben ragione. Non manca nulla di nulla, nemmeno uno scontrino. Tutte le carte che fanno di me la persona che sono nella società civile sono lì, appoggiate su una scrivania. E lui, questa persona onesta e trasparente, se ne sta lì seduto tranquillo, trattenuto dalla necessità burocratica di fare una postilla alla denuncia con la quale viene messo nero su bianco che la parte B (altrimenti detta IL COGLIONE CHE HA PERSO IL PORTAFOGLIO) interviene in fase di stesura del verbale per ritirare il bene smarrito che la parte A (IL LATORE DEL BENE SMARRITO, altrimenti detto IL CALIFFO) consegnava ai militari poco prima.

E ora un intermezzo musicale (non ha nulla a che fare con la vicenda, ma è pur sempre un gran pezzo):



E questo per dire che l'umanità non è così corrotta e senza speranza come spesso viene dipinta. In ogni caso, alcune considerazioni.
  • Il ragazzo in questione (iniziali GVF, non so se apprezzerebbe una citazione diretta) è del Toro. Come me. Quindi tendenzialmente i tifosi del Toro sono dei califfi e delle persone oneste. Alcuni tifosi del Toro sono dei minchia che perdono portafogli quando sono in villeggiatura (ogni riferimento a persone o fatti bla bla bla)
  •  Se il ragazzo in questione, tale GVF, fosse entrato nel campo visivo di mio nonno, avrebbe innescato nel vegliardo questa serie di pensieri: Tatuaggi, Catenazza al collo uguale Assassino omicida psicotico STARE ALLA LARGA. E invece il nostro è un padre di famiglia, con un figlio timido ed educatissimo, un pastore tedesco di un anno e un comportamento irreprensibile. Quindi PUPPA all'equazione Ti vesti in modo pittoresco UGUALE Sei un uomo di malaffare. Giudicare dall'aspetto è una MINCHIATA. Lo diceva anche Frank-N-Furter.
  • A volte le cose possono anche finire bene. In maniera inaspettata, ok, in maniera rocambolesca e bizzarra... Ma succede. 
  • Durante la compilazione della denuncia, uno dei militari dice qualcosa circa il fatto che è raro trovare persone oneste come GVF. Al che GVF di rimando fa: Se non insegno qualcosa a mio figlio adesso che ha sei anni, quando lo faccio? Mi sono metaforicamente levato il cappello.
In fondo sono le cose più semplici ad apparire straordinarie, se avvengono in un mondo in cui la normalità non esiste più; o, per meglio dire, in un tempo in cui la normalità è considerata qualcosa di ingiusto e aberrante. GVF ha fatto la prima cosa che gli è passata per la testa, perché alternative per lui non esistevano. Non esisteva l'opzione me lo tengo io, non esisteva l'opzione chi se ne fotte. C'era una sola strada da percorrere e lui l'ha imboccata.
Esagero? Non esagero?
E che devo fare, rispondermi da solo? Me le canto e me le suono? Ma no, non farò così... prometto.
Prometto e concludo.

Una frase mi è rimasta in mente: Se non insegno qualcosa a mio figlio adesso che ha sei anni, quando lo faccio? Si dice che non esista insegnamento migliore dell'esperienza diretta. Io agisco bene, tu assisti al mio comportamento retto, tu impari la correttezza. Senza scomodare la metafisica, la religione, concetti filosofici o altro, ritengo che vivere civilmente in società significhi anche coltivare minuscoli comportamenti onesti, piccole azioni fatte mettendo un bene esterno al proprio al primo posto.
Questa è la scintilla che innesca il cambiamento. Un piccolo gesto dal sapore profondamente simbolico.

Reduci da giorni e giorni e giorni in cui la cosa più leggera e simpatica che ho sentito (e letto) in giro era un insulto personale al presidente della repubblica italiana pronunciato da un cantante che qualche anno fa pronunciava ripetutamente all'interno di una canzone la parola PENSA, mi tengo stretto questo episodio. Mi induce a pensare che la normalità è possibile, fino a che esisterà qualcuno capace di fare non già la scelta più semplice, o quella più egoista, o quella che lo metta in luce in maniera particolare o gli fornisca un tornaconto immediato... ma soltanto quella giusta.