venerdì 30 agosto 2013

Lo Spettatore Occasionale presenta: Man of Steel



    Poniamo il caso che entriate per la prima volta in un cinema. Poniamo inoltre il caso che non sappiate chi sia Superman. Poniamo infine il caso che la frenesia non sia esattamente la cifra della vostra vita.
Bingo.
Benvenuti a Snyderlandia.
Qualche settimana fa, tipo a luglio, sono andato al cinema a vedere quest’uomo d’acciaio.
Man of Steel è un film notevolmente strano. Leviamoci subito l’incombenza principale di una recensione (o come volete chiamarla voi): la trama.
In un mondo lontano popolato da gente con l’assillo per l’ipertecnologia liquida, la vile inclinazione per il prosciugamento delle risorse naturali e un dubbio sentimento d’amore/odio per la fantascienza distopica in salsa Brave New World o 1984, un tizio con la barba scomunica un tizio senza barba per un tentativo di colpo di stato, spedisce il figlio sulla terra per salvarlo da morte certa (il pianeta lontano sta collassando causa utilizzo smodato delle risorse dello stesso), il figlio viene cresciuto da un tizio retrogrado senza barba, il figlio scopre di non essere figlio del tizio retrogrado senza barba (e la prende parecchio bene, bisogna dargliene atto) ma del tizio alieno con la barba, diventa Superman, fa conoscenza con una tizia che si innamora seduta stante di lui, combatte con il tizio senza barba del pianeta lontano (ora promosso a tizio con il pizzetto) e dopo aver demolito una città e causato (presumibilmente) migliaia di morti viene accolto come baluardo dell’umanità, mentre per mimetizzarsi tra gli esseri umani ha questa grandiosa idea di inforcare grossi occhiali che lo rendano irriconoscibile. 


Eppure io questo da qualche parte l'ho già visto... Dannati occhiali!

Il film è diviso in tre parti, come la Gallia. La prima parte su Krypton, la seconda sulla terra con la faticosa cavalcata di Clark verso la sua nuova identità, la terza sempre sulla terra (e un po’ anche in orbita) con scazzottate, palazzi che crollano, gente che strilla, agenti d’assicurazioni in debito d’ossigeno.
La prima parte presenta un mondo alieno incongruente (tecnologia millenni avanti alla nostra, i kryptoniani cavalcano draghi a quattro ali per spostarsi… un po’ come se gli abitanti di Tokyo domattina mandassero a fanc… le auto e riprendessero a girare in calesse) e una serie di eventi che definire frettolosa è un eufemismo. La seconda parte è lunga. Lunga sul serio. Con questo tizio che vaga e rimembra, vaga e rimembra, vaga e rimembra. E Kevin Costner che parla. E dice cose che non vorremmo sentire (e poi gli capita una cosa che, pur drammatica, fa ridere, ma tanto tanto). E dice cose che dovrebbero ispirare il figlio, ma alla faccia dell’ispirazione. ESEMPIO: Clark salva i bambini quando lo scuolabus sul quale viaggiano finisce in un fiume. Il padre gli dice: “Quante volte ne abbiamo già parlato? Non devi fare queste cose super”. Cioè, non devi salvare la vita a dei bambini, lascia che muoiano annegati, credimi, è meglio, quando sarai più grande capirai. No che non capirà. Non funziona così, Papà Kent. No. Non capirà mai.. Quando sarà più grande diventerà un serial killer, se avrà capito. Il proverbiale asino comunque casca nella terza parte. Dovremmo assistere a uno spettacolo esaltante, adrenalinico, visionario… E invece non facevo che guardare l’ora. 

Ok, ho capito, vengono giù i palazzi. Mobbasta veramente però.

È noioso. Scoppia questo, scoppia quello, ti meno, ti do un pugno, ti tiro una cosa addosso, ti lancio contro una casa, ti tiro addosso una cosa più grossa di prima, tipo un treno (true story).
Superman dovrebbe (se non ricordo male) essere un simbolo di giustizia, di correttezza, di alti ideali. Questo tizio fa saltare pompe di benzina in mezzo a un centro abitato, rade al suolo mezza metropoli, schianta qualunque cosa gli si pari innanzi per fermare un solo nemico.
E non si fa nemmeno una risata. 

Fai una risata appapà.



Siamo anni luce distanti da Donner, anni luce distanti da Whedon e, ahimé, anni luce distanti da Nolan; anche perché Superman non è Batman. E fargli fare un bagno di tragedia greca e introspezione (a parte in alcune sequenze, come per esempio quelle in cui viene mostrato il disagio che il mancato controllo dei super-sensi gli causa in tenerà età a scuola) non gli giova molto.
In conclusione, se siete amanti dei cinecomics e spettatori indulgenti, concedetegli una chance. In caso contrario,utilizzate il motto:

Grazie, ma no grazie.

ALTERNATIVE PASSATE E PRESENTI: Superman, regia di Richard Donner (1978) perché contiene un uomo in pigiama che salva il mondo (e anche parecchia ironia); The Avengers, di Joss Whedon (2012), perché contiene molti uomini in pigiama che salvano il mondo (senza prendersi maledettamente sul serio); The Dark Knight, regia di Cristopher Nolan (2009) , perché è Batman come se si trattasse di un mito affrontato da Sofocle e perché Heath Ledger ci ha lasciati troppo presto (e perché l’assenza di ironia è bilanciata da personaggi più spessi di una figurina Panini)

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