martedì 10 settembre 2013

Lo Spettatore Occasionale si è beccato... Devil's Pass

Lo Spettatore Occasionale si è beccato per voi: Devil’s Pass o The Dyatlov Pass Incident (2013).


Che meraviglia.

Ci sono film che procedono per sottrazione e film che procedono per addizione. Che ne so, Una storia vera di Lynch procede per sottrazione, Le Verità Nascoste per addizione. Il primo è un bel film, il secondo è un ottimo regalo per un amico affetto da coprofilia.
Cos’è la coprofilia?
Accidenti a voi.

Renny Harlin aveva a cuore questa faccenda: nove esperti escursionisti persero la vita la notte del 2 febbraio 1959 a causa di un evento sconosciuto. I corpi furono trovati nel giro di tre mesi: sembrava fossero usciti dalle tende in piena notte, mezzi nudi, uno di questi era privo di lingua, quell’altro aveva tracce di radiazioni, due presentavano fratture del cranio, insomma, una storia misteriosa di mistero, basata su un evento tragico realmente avvenuto. Le teorie sulla faccenda si sprecano: si passa da una valanga, all'attacco di una tribù di indigeni, a yeti, UFO, zombie, Giovanardi, insomma, un mucchio di spiegazioni ai confini della realtà. Ancora oggi non si sa esattamente che cosa causò la morte degli scalatori. Se vi interessa approfondire la conoscenza di questo fatto oscuro, beccatevi ‘sto link.

Link da beccarsi

Harlin, l’uomo che ha causato il fallimento di Carolco (ok, magari non proprio solo lui, ma ci ha messo del suo con Cutthoat Island: costato 98 mln ne incassò 10 circa…) ma anche lo stesso che ci ha regalato Die Hard 2, si mette dietro la macchina da presa con la lucida determinazione di chi ha un obiettivo: affrontare la storia di cui sopra, renderla di dominio pubblico, azzardare una spiegazione. Qualcosa del genere.


Salve, sono Ridge di Beautiful.

Per portare a termine questo compito fa due scelte: immagina che un gruppo di giovani esploratori torni sul luogo della tragedia ai giorni nostri, per indagare su cosa sia accaduto alla spedizione storica, e sceglie di girare un found footage. Io non ero d’accordo, ma le mie rimostranze non sono state sufficienti a fargli cambiare idea.
Devil’s Pass o The Dyatlov Pass Incident (2013) non procede per sottrazione, e già il fatto che abbia due titoli la dice lunga in proposito.
La pellicola ha una regia (?) che, per la natura restrittiva del formato scelto, è minimale; forse addirittura meno shaky di quanto uno si aspetterebbe da un FF. C’è sempre un tizio che riprende gli altri tizi in mezzo alla neve, sul treno, in un bar e tutti chiacchierano e bla bla bla bla. Found Footage.
Primo limite del film: se mi giri una pellicola nella quale devo stare a sentire ragazzini che parlano tra loro in mezzo al nulla, scegli dei ragazzini che sappiano recitare. Grazie, Renny. Postilla: magari scegli anche uno sceneggiatore capace di rendere i dialoghi interessanti (Diablo Cody, pussa via!).
Secondo limite del film: mi trovo in difficoltà ad affrontare il passaggio che segue. Per poter andare a fondo della questione, dovrei spoilerare a manetta. Considerato il fatto che Devil’s Pass non è ancora uscito in Italia, ho delle remore a farlo. Intanto metto uno SPOILER ALERT, poi si vedrà.

Se leggete oltre, lo fate a vostro rischio e pericolo. Primo limite del film, ragazzini che non sanno recitare. Secondo limite del film: tralasciando questioni tecniche, concentriamoci sulla componente narrativa. I giovani raggiungono gli Urali e si apprestano a partire per la loro scampagnata, partono, si accampano, ripartono, si riaccampano, succede un casino. Il film a questo punto si spacca a metà. Prima c’è un crescendo di tensione: all’inizio sappiamo dai titoli di un TG russo che della spedizione si sono perse le tracce, poi la storia riparte da capo con la trovata del filmato recuperato da una delle videocamere del gruppo.
MA IN SOSTANZA NON SUCCEDE NIENTE PER QUARANTA MINUTI. Ma proprio niente. Zero. Però un minimo di tensione c’è, oh, lo giuro. Perché ti aspetti che stia per succedere qualcosa. Cioè, la bussola va a banane mentre scalano il monte diretti al passo dove gli alpinisti morirono negli anni cinquanta. I cellulari non prendono. I capelli diventano crespi. Però non è che ci sono mostri. Niente di niente. Poi… Poi iniziano i problemi. Nell’ordine: c’è una slavina. Una tizia muore. Un tizio è ferito. Arrivano dal nulla in cima alla montagna due uomini, dicono di essere soccorritori, il tizio ferito dice che non è possibile siano già lì, quelli non feriti corrono via, i tizi sparano, i fuggiaschi raggiungono una porta nella montagna (true story), la aprono, si infilano dentro, se la chiudono alle spalle.


Magia, mistero. Parola di Quelo.

Cos’è, Lost?
Magari.

Ci sono tunnel scavati nelle montagne. Si addentrano in questi tunnel e… Secondo me, a questo punto, la produzione ha mandato un impiegato a chiedere e Renny se aveva intenzione di mettere qualcosa nel suo film, che ne so, un mostro, UFO, morti ammazzati, sangue, mistero.
Renny sbrocca e dice: Sai che faccio? Io ci metto TUTTO.
E lo fa. Ci mette veramente tutto.
Nel bunker troviamo: laboratori, stanze delle torture, dossier militari che parlano di esperimenti segreti, lo stato di servizio di centomila soldati russi uccisi in azione, l’esperimento di Philadelphia, il teletrasporto, mostri ridicoli che stanno sul soffitto e poi cadono e poi si magnano uno, un altro stanzino, un passaggio nelle caverne tipo Stargate, con tanto di pittogrammi dei nativi di mille anni prima… Tutto in un quarto d’ora. Tralascio il twist finale. Perché c’è, un twist finale. L’ho già detto che il film procede per addizione?

Insomma, Devil’s Pass o The Dyatlov Pass Incident (2013) avrebbe potuto essere un film interessante, se prima di girarlo avessero deciso cosa metterci dentro e cosa escludere. Girato così, non so… è come se voi decideste di organizzare una cena. Invitate dieci amici. Decidete di fare due antipasti, un primo, un secondo e un dolce. Dieci minuti prima che arrivino gli ospiti, dovete ancora iniziare a cucinare. Tirate fuori tutti gli ingredienti e… Boh, per fare prima li mescolate tutti in un secchio, gli ingredienti del primo, del dolce, dell'antipasto, tutto insieme. Sulla carta il menu era invitante, ma mescolato tutto così, quel pastone molliccio e ributtante cos’è?


Che cuoco sopraffino!
Appunto.

Il giudizio dunque è: Meglio avere un secchio (Monty Python©)


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