venerdì 9 maggio 2014

Il Blogger Occasionale presenta "Fenomenologia della banana"

Non si tratta di quello che state pensando.
Sporcaccioni.

Il Blogger Occasionale lancia una nuova rubrica anch'essa fortemente occasionale: Cazzate come la vita. Memorie, eventi, episodi quotidiani raccontati con la proverbiale verve del B.O.

Esterno giorno.
Il balcone di un hotel in centro ad Atene. Siamo nel 1997.
Due figuri se ne stanni appoggiati alla balaustra; contemplano il traffico di questa strana città, sporca e fascinosa. Uno dei due è un imberbe Blogger Occasionale. L'altro un suo caro amico.
Che stavamo facendo su quel balcone? Sostanzialmente nulla, si era in gita scolastica, appena giunti in hotel, e scambiavamo due parole. Sapete, quei dialoghi meravigliosi e futili che potevano durare ore e ore senza necessariamente andare a finire da nessuna parte.
Improvvisamente la persona accanto all'imberbe Blogger Occasionale (per questione di privacy lo chiameremo "Furey") si accorge che il balcone della stanza in cui si trovano è adiacente a quello della stanza di alcune compagne di classe. Il suo sguardo si illumina. Rientra in stanza, estrae dalla zaino una banana e torna sul balcone.
Non c'è bisogno di tante parole, di odiose spiegazioni, di minuziosi piani architettati in ogni dettaglio: basta uno sguardo.

Tiriamo la banana sul balcone vicino?

Killer Bananas!
 

E senza incontrare resistenze, senza pensare ad altro che a quel gesto insensato e stupido, controlliamo che nessuno sia sul balcone. Sono dentro, le nostre ignare vittime. Sistemano i bagagli , fanno le loro cose.
Occorre agire immediatamente.
La banana è lì, pronta al lancio. Furey soppesa il proiettile edibile, calcola sommariamente la distanza, determina quale sia la traiettoria migliore e, infine, lancia l'unico frutto dell'amore al di là della ringhiera.
La tensione è palpabile.
La banana traccia una traiettoria arcuata sollevandosi verso il cielo, poi disegna un arco verso il basso e si disintegra sul pavimento del balcone-bersaglio.
È un trionfo. È l'apoteosi, il conseguimento di un risultato unico, il tripudio della follia: la banana si spatascia sulle piastrelle di un pavimento esterno ad Atene, Grecia (culla della civiltà occidentale) mentre io e Furey esplodiamo in una risata incontenibile.
Le nostre compagne di classe irrompono sul balcone, osservano lo scempio procurato dal nosto balzello e ci ordinano di pulire. E noi, felici, andiamo nella loro stanza, raggiungiamo la banana e la raschiamo via dal pavimento. Anche quel gesto, che potrebbe essere visto come una sorta di sconfitta, è un atto felice. Ok, siamo chinati a terra su un balcone durante il nostro primo pomeriggio in Grecia, ma chissene. Siamo stati eroici nella nostra idiozia. Abbiamo compiuto un gesto memorabile, una roba che verrà ricordata nei secoli dei secoli (amen) all'interno della cerchia delle nostre amicizie.

Sì, è vero, batto... ma è tutto legale.


Quanto conta un momento? Quanto una manciata scarsa di minuti?
Viviamo il tempo con l'ansia febbrile di non riuscire a occuparne fino all'ultima briciola, proiettati a ciò che dovremo fare o intrappolati nel ricordo di qualcosa a cui abbiamo rinunciato, o abbiamo perso, o semplicemente non tornerà. Così ci fottiamo il presente, ci perdiamo tutti quegli atti puri, dettati dall'impulso del momento, veri, pieni, magari stupidi o inutili... eppure così saturi di vita da farti dire: Eccomi. Eccomi presente, eccomi vivo.

Ogni tanto mi sforzo di ritrovare l'assoluta ingenuità di quel momento in Grecia: spensieratezza e voglia di ridere, certo, ma anche il desiderio di spezzare il cerchio di azioni schematiche che quotidianamente finiamo per portare avanti, in maniera così automatica da perderci il bello dei gesti più semplici. Un po' di psicomagia, direbbe Jodorowski...
Perché se vai avanti senza pensare ai tuoi passi, se non ti guardi intorno ogni tanto, se non cedi alla tentazione di soddisfare un desiderio qua e là, alla fine ti perdi qualcosa. Cazzate, il più delle volte, ma di quel genere che ricorderai per sempre con piacere... Cazzate come la vita.




5 commenti:

  1. Sarai anche un blogger occasionale, ma credo -almeno stando a questo post- che tu sia anche un blogger da seguire.
    Grazie per essere passato da me e quindi per esserti fatto scoprire!

    Racconti di gite d'istruzione... è vero, periodi spensierati, dove la responsabilità era minima e la follia non era imbrigliata.
    Oggi, da adulti, possiamo farlo?
    Secondo me sì. Ci sono degli spazi, nella giornata, per essere ancora così come allora.

    Moz-

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    1. Mi è capitato oggi di sentire il mio vecchio complice di quella bananata... Pare alle prese con un momento di difficoltà, di quelli bastardi, di quelli che ti fanno scendere un pannello nero davanti agli occhi, di quelli che fanno rimanere soltanto difficoltà, soltanto ostacoli... Gli auguro di rifiatare, dovesse passare di qua. E di trovare gli spazi di cui parli (perché so che ci sono, occorre soltanto un po' di fortuna e un po' di coraggio per trovarli).
      Grazie per il commento e per la visita!

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  2. Gran bel post Max! :) divertentissimo e riflessivo, mi hai davvero colpito! :) e divertito tantissimo, immagino il lancio, quanta cura nella preparazione e quanta soddisfazione, pur effimera che fosse, alla riuscita della vostra "missione bananosa" ^^

    Buona giornata a te! :)

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    1. Guarda, una roba epica. E nel corso della stessa gita, io e il mio prode compare organizzammo anche il rapimento di un pupazzo. Il pupazzo era di una compagna di classe, dono del suo innamorato -credo. Era un piano diabolico: distrazione, un terzo complice a tenere le porte dell'ascensore aperte, un quarto uomo pronto al piano di sopra a rilevare il rapito per far poi perdere le tracce... Non ha funzionato. Ci hanno beccati subito. Meglio ripensare alla banana. La banana cattura meglio lo spirito del tempo.
      Buona notta e grazie per essere passato da queste parti!

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    2. Ahaha, anche i rapimenti dei pupazzi! ^^ organizzati poi benissimo vedo, con tanto di complice e "palo"... :D sei grande Max! :)))))

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