lunedì 11 novembre 2013

Il Videogiocatore Occasionale: Toy, Mirror, Art.

Nel 1977 era il 1977.
Lo so che è una notizia sconcertante. Immagino che si debba scendere a patti con rivelazioni del genere. Che ci vogliamo fare, è la vita.
Magari uno potrebbe essere portato a pensare che nel 1977 non era il 1978 o il 1976 o il 1980, ma precisamente il 1977.


Ti dico che sono il 1977, tiggiuro!

Consapevole di questa faccenda, il professor Paul Levinson (all'epoca studente) scrisse una breve dissertazione dal titolo "Toy, Mirror, Art; The metamorphosis of technological culture". All'interno di questo testo, il futuro professore di comunicazione e media alla Forham University di NYC tracciava un sistema di analisi della cultura tecnologica secondo il quale ogni invenzione che abbia impatto sulla comunicazione o l’intrattenimento attraversa tre stadi evolutivi.
I tre stadi sono elencati nel titolo: Toy, giocattolo. Mirror, specchio. Art, arte.
Che cosa significa tutto questo?
Cazzo ne so.

No, dai, scherzavo, rimettiamoci seduti e partiamo, con piglio più accademico questa volta.

Toy, Mirror, Art.
Prendiamo il cinema. Il cinema nasce grazie ai fratelli Lumiere.





Due tipi moderni.

La loro invenzione (la macchina da presa) è un "giocattolo", grazie al quale realizzano brevi sequenze filmate da mostrare in occasione di fiere, manifestazioni culturali, momenti di svago. La tecnologia è un gioco, il prodotto della tecnologia è un gioco: passatempi privi di dignità artistica. Toy.
Con l'evoluzione del mezzo e la diffusione della tecnologia, il cinema si interessa non tanto della meraviglia di intrappolare immagini in movimento (quindi non tanto del processo che consente di realizzare i filmati), ma di ciò che viene ripreso, dell'oggetto che viene inquadrato. In questo senso diventa testimone e specchio della realtà. Mirror.
Con la nascita fortuita del montaggio (evitate facili allusioni), il cinema scopre di poter raccontare oltre che mostrare. Il racconto diventa, insieme al mezzo, uno straordinario veicolo di significati, di emozioni, di suggestioni; un film non è più soltanto un artificio tecnico, ma un contenitore artistico. Art.

Il cinema è parte integrante di un complesso che possiamo definire "intrattenimento multimediale". All'interno di questo insieme di strumenti finalizzati a farci passare qualche ora in compagnia di suggestivi prodotti dell'ingegno umano troviamo anche -rullo di tamburi -i videogiochi.
Anche i videogiochi hanno attraversato le loro variegate stagioni, i loro step evolutivi, scanditi dalla progressione teorizzata dal buon vecchio Levinson.
Per paradosso, la fase Toy è inestricabilmente legata alle successive.
Tre esempi, uno per ciascuno stadio.



Pac-Man: Mangio fantasmi da più di trent'anni e non ho preso un etto.

Pac-Man  è un chiaro esempio di Toy, un gioco schematico, ripetitivo, caratterizzato da una meccanica semplice, ma al tempo stesso capace di conquistare e indurre a giocare. Un esempio più recente: Angry birds. Tirare piccioni con una fionda contro dei maiali. Wow.
Eppure è un gioco che prende, che innesca il meccanismo "ancora una e poi smetto", però poi non smetti.



The Kite: Ammazza, che passatempo ilare.
Fase Mirror: The Kite. Avventura grafica di un paio di anni fa, ricorda per meccaniche di gioco i vecchi e gloriosi punta e clicca. Ci sono quadri all’interno dei quali raccogliere oggetti e risolvere enigmi. Completate le prove di un quadro, si passa al successivo e così via.
Che cosa rende The Kite diverso? Il tema e il tono dell’aspetto narrativo. La storia che si dipana tra i quadri è quella di una madre alla prese con le difficoltà di crescere un figlio in una periferia degradata, con a fianco un marito violento. Lo sfondo è quello di una repubblica ex-sovietica, abbandonata e grigia, popolata da personaggi privi di speranza e dolorosamente schiavi delle proprie vite in "scatola". Seppure breve e non privo di difetti, The Kite mostra come attraverso una forma narrativa partecipata si possa affrontare un tema scomodo e disturbante, inducendo a riflettere. Non è poco.

Per il terzo stadio, Art, la questione si complica.
Quindi ne parleremo nel prossimo post dal Videogiocatore Occasionale.
Sarà un po’ un azzardo, un po’ una bestemmia (per qualcuno, forse), un po’ una forzatura.
Non si tratta di un gioco soltanto, ma di tre titoli.
Non aggiungo altro.
Alla prossima.

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