lunedì 18 novembre 2013

Violenza: uno studio comparato del Blogger Occasionale

Quando si affronta il tema della VIOLENZA, è sempre bene farlo con cautela.


Marchio registrato.

La violenza è uno di quegli argomenti che inducono la gente a tenersi a debita distanza, fischiettando, oppure prendendo immediatamente la posizione della maggioranza. “La violenza è orribile”, “La violenza è un abominio”, “La violenza è il peggio dell’umanità”.
Per questo vorrei parlarvi di un libro molto violento. Ha ottenuto una grande fama, diciamocelo, anche se la ritengo immotivata. Credo sia il libro più venduto. Quando dico che è violento, dico sul serio, eh. Mica pizza e fichi, è una roba piena di sangue, teste mozzate, fanciulle discinte, centinaia di carneficine.
Per dire, c’è un tizio che fa decapitare i figli di una persona che non gli va a genio, settanta capocce, e a un certo punto c’è ‘sta frase qua: “Quindi posero le loro teste nei panieri e le mandarono da lui”. Ribrezzo! Settanta teste nei panieri!
Violenza! Epperò ‘sto libro vende.
Poi c’è questa storia, praticamente un tizio ordina un attacco a una città, la città viene distrutta e come ciliegina sulla torta capita questo: “(…) fece sventrare tutte le donne incinte”.
Cazzo, che botta. Una roba turpe.
Ma non finisce qua: sentite che fine argomento legislativo viene introdotto. Un re stabilisce una legge; per cautelarsi introduce una norma secondo la quale, se qualcuno mai dovesse pensare di modificare la nuova legge, ebbene a ‘sto folle capiti che: “si tolga una trave dalla sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. E poi la sua casa sia ridotta a letamaio”.
Minchia. “A letamaio”.
Che storia! Un indizio: non è “A game of Thrones”.
Ci stanno pure gli orsi. “Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue fanciulli”.
E poi, signori, il capolavoro assoluto, la violenza delle violenze, il punto più basso di ‘sto libro infame. Dei tizi assediano una casa, e minacciano di far del male a un ospite del proprietario. E con la frase “fare del male” intendo dire che vogliono inserire il loro tronchetto nel vaso di quel signore. Mi sono spiegato?
Insomma, si vogliono ingroppare il tizio.
Allora il padrone di casa che lo stava ospitando, per venir fuori dalla delicata situazione, se ne esce con la trovata del secolo: “Ecco qua mia figlia, che è vergine, e la concubina dell’uomo; io ve le condurrò fuori e voi abusatene e fatene quel che vi piacerà; ma non commettete contro quell’uomo una simile infamia!”.
Capito? Inchiappettate mia figlia e la moglie del mio ospite, ma non il mio ospite! Che gran soluzione!
E poi ci si lamenta se i ragazzi si menano, se ci sono le guerre, se chi gioca ai videogiochi poi diventa un omicida di massa. La violenza viene diffusa anche dai libri! Son letture che ti segnano, che ti turbano, che ti instillano un senso di rappresaglia, di vendetta, di sete di sangue. Come può la società civile sopportare che simili cattivi maestri vengano dati alle stampe e diffusi impunemente?
La violenza è in ogni prodotto che ci circonda: negli iPhone costruiti da operai ridotti a schiavi, nella passata di pomodoro resa possibile dall’abuso di lavoranti sottopagati, nalla competitività alimentata sin da quando siamo in fasce, nel sottotesto della ricerca del successo (“Mors tua, vita mea”), in mille altre cose.
E poi i film violenti, maledizione, cosa vogliamo dire? Cosa si può pensare di Tarantino, se non che intende fomentare i selvaggi che vedono i suoi film? E Di Cronenberg? E poi quell'altro ancora, John Woo? O tutte quelle pellicole dell’orrore dove ci stanno gli zombie che ti sbocconcellano manco fossi un bastoncino Findus? Oh, Dio ce ne scampi.
Se può.
Però non so se Dio può.
Perché il libro di cui parlavo prima si intitola “La Bibbia”.

Ancora vivi?
Fate un bel respiro.
Ancora uno.
Ancora uno.
NON SMETTETE!
Oh, se smettete schiattate, me l’ha detto uno che fa il medico!

Morale della favola? La violenza del mondo non è la violenza del cinema, dei videogiochi o di certi libri (questa volta alludo proprio a “A game of Thrones”): appartiene all’umanità. A noi tutti. È compito delle società trovare strumenti per sublimarla, sbarazzarsene prima che da attitudine sopita diventi mattanza. Questi strumenti possono essere culturali, artistici, sociali. Reprimerla non porta a grandi risultati, e nemmeno ignorarla. Non parliamo del caso in cui venga assunta a modello governativo o economico, e fatta passare per altro.
Perché questo post inconcludente? Perché mi sono rotto i –BEEP- di gente che si ferma alla superficie dei fatti, concentrandosi su come appaiono le cose piuttosto che su quel contengono o vogliono dire. Perché l’approssimazione e il pregiudizio sono due elementi che dovrebbero mettere in allerta: tanto più sono diffusi, tanto meno la società che li esprime ha tempo davanti prima di un inevitabile collasso.

O forse è solo che è lunedì, piove, e la situazione è quel che è.
Un messaggio di speranza, alla fine.
Alfano, siamo tutti con te. 
Anche Dio è con te.

Ops.


Quindi…occhio!!!!!!

Nessun commento:

Posta un commento