sabato 16 novembre 2013

The Host, aka Gwoemul, aka Renato Brunetta NON CONTENUTO, aka Lo Spettatore Occasionale e il Monster Movie quasi definitivo

Gli ingredienti che rendono un monster movie un buon monster movie sono in sostanza quattro: che vi sia un crescendo di tensione e devastazione, che l'azione sia gestita bene e dosata in maniera soddisfacente, che i personaggi e le loro dinamiche siano interessanti, ma non centrali e che, infine, ci sia un mostro.





Dov'è KFC? Dov'èèèèèèèèèèèèèè?

Un mostro realizzato in modo decoroso, con personalità, possibilmente feroce o, al contrario, verso il quale provare empatia.
Ci sono monster movie riusciti (Gojira, 1954), riusciti a metà (Cloverfield, 2008) e non riusciti manco per il cazzo (Godzilla, 1998). E poi c'è Pacific Rim (2013), che meriterebbe un discorso a parte.
Pacific Rim, che è, ricordiamolo, un capolavoro fatto e finito.
Punto.
A capo.
Andiamo avanti.

Se partiamo dall'assunto secondo il quale i monster movie sono nati con King Kong (USA, 1933), ma esplosi più tardi con Gojira (Giappone, 1954) e le sue filiazioni, è logico pensare che l'estremo oriente abbia una certa sensibilità rispetto al tema, e riesca a maneggiarlo con perizia e inventiva. Non soltanto gli amici del Sol Levante sanno cucinare titani gommosi spaccatutto, ci stanno anche i coreani! I coreani spaccano! Non nel senso che sono dei mostri, sia chiaro. Non sono dei mostri. Non tutti, che io sappia. Forse quel pazzo che ne governa un pezzo. Quello è pazzo sul serio. Ci starebbe pure bene in un monster movie, a onor del vero. Fosse un po' più alto, non dico otto piani, ma almeno un metro e mezzo.
Punto.
A capo.
Andiamo avanti.




Sticazzi.



Il film di cui vorrei parlarvi oggi si intitola Gwoemul, che in coreano significa "Renato Brunetta". No, non è vero. In coreano "Renato Brunetta" si dice "Tyrion Lannister". Nemmeno questo è vero. Cazzo ne so come si dice Renato Brunetta in coreano, immagino si dica Renato Brunetta, punto.
Gwoemul, pellicola sudcoreana del 2006 diretta da Bong Joon-ho, è un Kaiju movie con tutti i crismi. Un plot basico, personaggi interessanti, ma non ingombranti, un mostro schifoso e affascinante al tempo stesso. Alla distruzione totale sostituisce una serie di uccisioni creative, dovute in gran parte al fatto che il pescione protagonista non è sufficientemente sviluppato per riuscire a buttare giù un grattacielo dopo l'altro.
Gwoemul (che in coreano significa letteralmente MOSTRO) funziona sin dalla prima scena, sfoggiando un cura minuziosa nei dettagli e una fotografia raffinata. Il gioco di luci nel laboratorio in cui si consuma l'antefatto, e subito dopo il suicidio di un tizio che si getta nelle acque del fiume Han, definiscono perfettamente una cornice di tensione e di abbandono, suscitando sensazioni di spaesamento, di ineluttabilità, di minaccia. Il grigio è il tono dell'overture, il tocco che mette in mette in moto il meccanismo.

Contrariamente ai classici film di mostri, Gwoemul dimostra un certo coraggio. Per prima cosa, come già anticipato, riduce le dimensioni della creatura protagonista, scegliendo un design più naturale rispetto a linee guida fantastiche. Naturale nel senso che sembra vagamente un pescione mutante, oh, non dico che domattina potreste trovarne uno in giardino... Altrimenti finisce poi che metto in allerta gli autori di Mistero e ve li trovate alla porta in men che non si dica...
In secondo luogo non lesina nel mostrare il proprio protagonista: l'essere compare in una memorabile scena a pochi minuti dall'inizio e lo fa in pieno sole, a pochi passi dal fiume, in un luogo aperto dove ci sono persone che pranzano, giocano, ascoltano musica sdraiate nei prati. La sequenza con la quale viene introdotto il mostro è perfetta: c'è una lontana apparizione di qualcosa che da un ponte scivola in acqua, si genera tensione. In apparenza scompare. Si genera aspettativa. In lontananza si profila una sagoma sgraziata, che si avvicina al protagonista umano con incedere sgraziato e minaccioso: il commento musicale è minimo. Il montaggio che segue efficace e terribile: una carneficina annunciata. Ecco a voi la scena incriminata.





In seguito all'attacco, scompare una ragazzina, figlia del tizio che all'inizio si era tolto la vita. I parenti (una combriccola sui generis, variegata, buffa ma non stereotipata) si mettono in testa di vendicare la piccola. La famiglia intera inizia a dar la caccia alla creatura.
Da quel momento in poi è azione, frenetica e mai scontata. Le sorti dei membri della famiglia in cerca di vendetta, vi terranno appiccicati allo schermo, e di certo non rimarrete delusi da quanto vi attende. Aggiungiamo a tutto questo un pizzico di sottotesto politico (l'ingombrante presenza dei militari americani in Corea, responsabili con l'inquinamento sconsiderato da loro prodotto, della nascita del coso pescione gigante), dinamiche tra personaggi notevoli e un body count non indifferente, e il monster movie (quasi) perfetto è servito.

In tutto ciò, come si configura Renato Brunetta? Direi in nessun modo, non c'è, non ha niente a che fare con questo film, è un'ossessione la vostra. 
 


AAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHH!


Non intendo aggiungere spoiler, godetevi lo spettacolo. Vabbè, vi dico soltanto che -SPOILER- non finisce malissimo. Ecco.

Amanti di una SF vecchio stile, amanti di mostri giganti, amanti di onesto cinema d'azione coreano (con effetti speciali della WETA, dai, diciamolo), amanti della frittura di pesce, e amanti dei brividi, questo film fa per voi: inseguite Gwoemul con la famiglia più disfunzionale della recente storia cinematografica coreana di Kaiju movie, scegliete l'arma che preferite e godetevi lo spettacolo!

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